Oggi, martedì 15 ottobre 2024, è la data del riavvio dell’altoforno Afo 1, fermo dall’agosto 2023 per consentire l’installazione del quarto filtro Meros, un sistema che riduce le emissioni di polveri e diossine. Nonostante le perplessità, l’Amministrazione straordinaria di Acciaierie d’Italia ha definito questa ripartenza “un passo importante nel piano di rilancio” e una conferma dell’impegno dei commissari straordinari e del Governo nel ripristino delle attività produttive. Tuttavia, la cerimonia sembra avere un impatto limitato, visto che l’altoforno sarà nuovamente sospeso a marzo 2025 per consentire il riavvio di Afo 2.
Lo stabilimento, privo di un piano industriale e di proprietari, conta cinque altiforni. Attualmente, solo Afo 4 è operativo, mentre Afo 2 ripartirà nei prossimi mesi. Afo 3 è stato smantellato, e Afo 5, un tempo il più grande altoforno del mondo, è fermo dal 2015. Il restauro di Afo 1 e il rifacimento del crogiolo sono costati almeno 100 milioni di euro, con ulteriori investimenti che potrebbero raggiungere i 193 milioni, includendo lavori sull’area parchi, acciaieria 2, nastri trasportatori e manutenzioni straordinarie.
Per riportare l’ex Ilva a un equilibrio economico, è necessario un ritmo produttivo di almeno 6 milioni di tonnellate annue, un obiettivo distante: finora, si è raggiunto solo il 20% della capacità, con poco più di 1,3 milioni di tonnellate prodotte nell’ultimo anno. Inoltre, oltre 4200 lavoratori sono ancora in cassa integrazione, e molti impianti richiedono interventi di manutenzione.
Alla cerimonia di riavvio saranno presenti il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, e il commissario straordinario Giancarlo Quaranta. Assenti, invece, il sindaco Rinaldo Melucci e i principali leader sindacali, che hanno declinato l’invito.
Non mancano le critiche. Mattia Giorno, assessore ai lavori pubblici e alla mobilità sostenibile, ha definito “inopportuna” la celebrazione, sottolineando che l’unico evento da festeggiare dovrebbe essere la decarbonizzazione. L’Assessora all’Ambiente della Regione Puglia, Serena Triggiani, ha ribadito che la riattivazione di Afo 1 costituisce “una chiara violazione” della sentenza della Corte Europea, mancando le necessarie autorizzazioni integrate ambientali (AIA). “Se ripartenza deve essere, che sia vera, ma non a discapito della salute e dell’ambiente”, ha concluso.
La salute e la salubrità dell’ambiente sono diritti umani fondamentali e imprescindibili che Taranto e la Regione invocano da troppo tempo. Ma soprattutto ciò che viene chiesto è un diritto al futuro dei lavoratori. Il futuro di Ex Ilva sembra quanto più incerto, in quanto ancora in attesa di assegnazione.