Le organizzazioni sindacali si erano costituite parte civile nel processo per la morte dell’operaio dell’ex ILVA
“La fiammata sprigionatasi dall’altoforno n. 2 non fu una fatalità. Quel fuoco che uccise l’operaio Alessandro Morricella ha nomi e responsabilità precise che oggi una sentenza del Tribunale Penale di Taranto identifica con estrema precisione, rafforzando il timore che come CGIL e FIOM Taranto continuiamo a denunciare, ovvero quello che possa accadere ancora”.
Così Giovanni D’Arcangelo e Francesco Brigati, rispettivamente segretari generale della CGIL e della FIOM CGIL di Taranto, le uniche sigle sindacali ad essersi costituite nel processo sulla morte del giovane operaio che nel 2015 stava operando sul piano di ghisa dell’Altoforno 2.
“Le gravi ustioni di Alessandro Morricella furono il segno distintivo di una strage che poteva essere evitata – continuano D’Arcangelo e Brigati – ma che in assenza di adeguate misure tecniche e organizzative, di particolari schermi di protezione o altri mezzi idonei a difendere la sicurezza e la salute dei lavoratori, confermano, purtroppo, il calvario di denunce inascoltate che affollano i nostri archivi confederali e di categoria”.
La CGIL e la FIOM CGIL di Taranto sono state rappresentate in aula dagli avvocati Claudio Petrone e Massimiliano Del Vecchio a cui va il ringraziamento per il prezioso lavoro svolto da parte di tutta l’organizzazione.