“Taranto, ore 20.00: strade deserte, insegne spente e serrande già abbassate. La crisi del commercio al dettaglio nelle strade della città, si avverte a pelle.
Le nuove aperture non ce la fanno a compensare le chiusure (rispetto all’anno precedente, al terzo trimestre 2023: + 309 chiusure a fronte di – 122 aperture); chiudono soprattutto le attività tradizionali del commercio di vicinato – abbigliamento, giocattoli, libri, oggettistica- che sino a qualche tempo fa costituivano la ricchezza e la varietà dell’offerta commerciale del capoluogo e soprattutto del Borgo.
Sopravvivono, gli alimentari, i servizi (telefonia e informatica) e i pubblici esercizi, ma lentamente chiudono molte delle attività attorno alle quali si animava la vita del commercio tarantino nelle principali aree commerciali e che rappresentavano posti di lavoro, luoghi di socialità.
In alcune zone del Borgo di Taranto, i locali, ormai sfitti e da tempo lasciati al degrado, contribuiscono all’abbandono di strade che sino a non molti anni fa pullulavano di vita. La sicurezza urbana, in alcune zone più periferiche e degradate del Borgo, non è più una certezza. Molte giovani famiglie negli ultimi anni sono migrate nelle periferie cittadine, se non addirittura nei comuni limitrofi, semmai meno attrattivi, ma più serviti e vivibili.
Una situazione che ha contribuito non poco a deteriorare i rapporti con l’Amministrazione Melucci che, malgrado le reiterate sollecitazioni e richieste di aiuto, non ha definito un piano di contrasto al fenomeno della desertificazione commerciale.
Il tema è al centro di incontri diuturni tra i presidenti delle delegazioni cittadine di Confcommercio che raccolgono le istanze quotidiane dei commercianti sempre più sfiduciati e arresi all’idea di non avere referenti istituzionali che lavorino per il bene comune.
“Sono anni che Confcommercio – incalza Spadafino- va ripetendo che occorrono: servizi, parcheggi, decoro, raccolta differenziata, attrattori, chiusura dei grandi cantieri come Palazzo degli Uffici, o l’addirittura l’avvio come Palazzo Frisini.
Manca una visione di città, un progetto di rilancio del Borgo e di Città Vecchia, e di contrasto alla periferizzazione, all’allungamento del tessuto urbano verso aree di pregio naturalistico, che dovrebbero avere tutt’altra funzione e che dovrebbero anzi essere tutelate per il loro valore intrinseco e costituire il polmone verde della città.
Tutto sembra invece voler favorire un processo di allungamento verso il versante orientale della città, dove incombe la vicenda emblematica del Comparto 32, un’area -nei pressi dell’ex Auchan e Cimino- sulla quale gravitano molti interessi privati; un’area tra l’altro attigua al Parco Cimino, al sito della Palude La Vela e al Mar Piccolo, quest’ultimo oggetto di pericolosi progetti per la produzione di energia green.
Siamo disorientati dalle notizie che si riconcorrono in queste ore, inerenti le sollecitazioni che da più parti verrebbero fatte su esponenti della maggioranza a Palazzo di Città per far passare la famosa variante urbanistica del comparto 32 che aprirebbe la strada agli investimenti privati ed alle speculazioni edilizie.
Indiscrezioni a fronte delle quali Confcommercio chiede di conoscere con chiarezza la posizione dell’Amministrazione comunale e del Sindaco Melucci.
La posta in gioco è alta, sul Comparto 32 si gioca il futuro della città. Assegnare a quell’area una funzione diversa rispetto al valore naturalistico e paesaggistico, intrinseco di quei luoghi, rappresenterebbe un doppio danno per la comunità: sarebbe privata di un’area di pregio naturalistico, a svantaggio della tenuta sociale ed economica dei quartieri cittadini ed in particolare del Borgo che verrebbero definitivamente danneggiati dalla espansione periferica dei servizi e del commercio.”