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TARANTO TRA SPERANZE E FRUSTRAZIONI: CRONACHE DI UNA CITTA’ SOFFERENTE

TARANTO TRA SPERANZE E FRUSTRAZIONI: CRONACHE DI UNA CITTA’ SOFFERENTE

Sopra ogni paese l’arco del cielo è il medesimo. La terra no. La terra, in ogni paese, è diversa. E noi possiamo girare tutto il mondo; ma la nostra terra ci richiama, con voce che non somiglia a nessun altra: ci comanda di tornare e a morirvi, nel giorno che il Signore vorrà“.

Di solito, nelle trasmissioni televisive in cui si vedono quei personaggi che viaggiano, visitano paesini remoti e assaggiano cibi tipici di questi determinati posti, si dice che le città sono tutte da scoprire. Ciò è vero, ma è vero anche che, a volte, non sono da scoprire perché sconosciute, quanto piuttosto perché delle nostre città non sappiamo tutto ciò che, invece, crediamo di sapere. Vi sono in ogni luogo angoli nascosti e sconosciuti agli stessi cittadini, tesori dimenticati o mai scoperti, bellezze naturali o create dalla genialità dell’uomo, sommerse dall’incuria, mai giustamente apprezzati o mai, giudiziosamente conservati.

Taranto è stata per tanti, troppi anni, maltrattata, derisa, lapidata da giornalisti, criminali, detrattori, anche dai suoi stessi figli. Portare la sua storia e il suo fascino, in giro per l’Italia, è sempre stato quasi un taboo: “Sei di Taranto? Bellissima, però…”. A quel punto il dialogo si tronca sempre, non ci si chiede mai il motivo per il quale la gente pensi questo della nostra città. Pertanto il pensiero è che non le si voglia bene, dal semplice cittadino sino ad arrivare alle istituzioni.

Ma quale può essere stato il fattore che ha inciso fortemente sul “disinnamoramento”? A questa domanda si possono dare diverse interpretazioni, a seconda della persona alla quale la si pone. Ho avuto la possibilità di intervistare e ascoltare le parole del tarantino, in tutte le sue sfumature, ed ognuno ha raccontato la sua storia, a cuore aperto, da cui si evince il dolore e la tristezza nel rapporto tra l’individuo e la città.

Il ragazzo di 20 anni, una vita davanti a sé e un futuro che ha le forme dell’incertezza, ha la piena consapevolezza del suo dover partire verso la “terra promessa”. In questo contesto, Taranto veste i panni di una mamma, chioccia fino all’età della maturità ma che, dopo un certo punto, ti mette davanti al bivio che tu dovrai analizzare e scegliere con cura. Questo primo ostacolo può rappresentare il prologo di una carriera di successo o “il treno che passa” e, quindi, lo spreco di una grande opportunità. Chi decide di restare lo fa per mancanza di possibilità a partire, difficoltà nel intraprendere una strada in solitaria. I ragazzi hanno ancora il fuoco acceso dentro di loro, conoscono meno la storia di Taranto ma la amano più di un adulto. Nei loro occhi si cela un velo di malinconia e, mentre criticano la città, palesano rammarico e malinconia.

L’uomo adulto, più con la testa sulle spalle, ha sviluppato ovviamente l’istinto critico che lo porta a denunciare le vere mancanze istituzionali, amministrative o semplicemente dei suoi concittadini. Non si chiede “cosa avrei potuto fare di più per la mia città” ma, usando l’imperativo, suggerisce cosa devono fare gli altri. Già, il problema sono sempre gli altri. Forse hanno vissuto le grandi delusioni, come possono essere le delusioni amorose, che hanno inciso pesantemente sulle loro vite. Se nei ragazzi si evidenziava tristezza e malinconia, in questi ultimi è palese la frustrazione, il rammarico per ciò che avrebbero voluto da giovani ma che non hanno potuto. E allora la domanda sorge spontanea: “perché non ve ne siete andati da Taranto alla ricerca di un posto migliore?”.

Questa cronaca vuole raccontare lo spaccato della città, tra chi rimane e chi va via, tra chi ha vissuto tutta la vita e chi non ha mai perso la speranza o chi si è dovuto arrendere. Il fattore che ha fatto disinnamorare i tarantini dalla loro città è la mancanza di speranza, una città che ha smesso di sognare e che si accontenta di quel poco che ha. Eppure, le possibilità per spiccare il volo ce ne sarebbero. La sofferenza inguaribile dimostrerebbe il contrario. Il sentimento per questa città è ancora acceso nel cuore di chi prova a lottare. C’è speranza!

Sembra che la natura abbia impiegato tutte le sue cure ad allestire la culla di Taranto. Si direbbe persino che, per arricchirla, abbia spogliato i dintorni“.

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