Oggi, la comunità tarantina è in lutto e indignata dopo l’udienza che ha spostato il processo d’appello ‘Ambiente Svenduto’ a Potenza. Questa decisione non è solo un colpo al cuore della giustizia ma rappresenta un grave rischio per l’intera popolazione, già provata dagli effetti devastanti dell’inquinamento.
Il trasferimento del processo comporta l’annullamento del primo grado e allunga i tempi della giustizia, mettendo a rischio la prescrizione di reati gravissimi, tra cui la concussione e, potenzialmente, l’omicidio colposo. Un vero e proprio incubo per le vittime e i loro familiari, che temono di vedere i responsabili delle loro sofferenze sfuggire a qualsiasi punizione.
I Pubblici Ministeri non hanno esitato a esprimere la loro contrarietà al trasferimento, denunciando l’infondatezza delle difese degli imputati. Questo processo, che ha già visto troppe vittime e troppi danni, non può essere trattato con leggerezza.
Nonostante questa delusione, la lotta contro l’inquinamento dell’Ilva non si ferma. La comunità tarantina rimane unita e pronta a mobilitarsi per garantire che le voci delle vittime non vengano messe a tacere. L’ONU ha definito questa zona una “Zona di Sacrificio”, ma i cittadini di Taranto non si arrenderanno e continueranno a combattere per la giustizia e la salute.
La battaglia è solo all’inizio, e la lotta per un futuro più giusto e pulito per Taranto va avanti, con la determinazione di chi non si arrende di fronte all’ingiustizia. La voce della comunità si alza forte e chiara: non permetteremo che l’impunità prevalga!
da comunicato PeaceLink