“Oggi, un lavoratore su 10 in Italia è povero. Questo accade in quanto ci sono dei contratti che dovrebbero essere considerati illegali, perché lo sono nei fatti, ma al contrario vengono puntualmente utilizzati: il che è inammissibile. La cosa più grave è che questo fenomeno, che prima interessava per lo più il privato, oggi dilaga nel pubblico.
Abbiamo messo un argine per quel che concerne gli appalti pubblicati dall’Asl di Taranto grazie alla collaborazione con il direttore generale ed il direttore amministrativo, con l’introduzione del contratto leader, ma siamo in difficoltà per quel che riguarda gli appalti del Comune di Taranto, le società partecipate e le concessionarie.
L’esempio delle lavoratrici delle pulizie negli asili nido è emblematico: parliamo di contratti che prevedono pochissime ore di lavoro al mese, con una retribuzione che si aggira intorno ai 600 euro mensili, che peraltro vengono sospesi in alcuni periodi dell’anno, senza stipendio e senza indennizzo.
L’invito al Comune è di riprendere un percorso avviato in passato e poi interrotto che ha consentito a queste lavoratrici di passare da un’ora e mezza alle attuali tre e mezzo. Siamo sin da subito pronti ad un confronto schietto con l’amministrazione Melucci.
Queste le nostre proposte:
- reinternalizzazione di tutti i servizi dati in appalto relativi alle attività ordinarie e continuative del Comune di Taranto, per rispondere a criteri di economicità nella gestione delle risorse pubbliche e dare tutela alle tante lavoratrici e lavoratori precari e a rischio di povertà che nel tempo hanno maturato professionalità messe al servizio della pubblica amministrazione;
- introduzione in ogni procedura di affidamento in appalto di lavori, servizi o forniture del Comune di Taranto dell’obbligo in capo agli enti/imprese/società aggiudicatarie, indipendentemente dalla loro forma giuridica, di riconoscere alle lavoratrici e ai lavoratori alle proprie dipendenze o in somministrazione di lavoro impiegati nell’appalto un trattamento retributivo minimo pari a 10 Euro all’ora, a titolo di paga base utile alla determinazione di tutti gli istituti di retribuzione indiretta e differita, quale miglior favore rispetto ai minimi contrattuali previsti dal CCNL di riferimento sottoscritto dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative applicato;
- introduzione in ogni procedura di affidamento in appalto di lavori, servizi o forniture del Comune di Taranto dell’obbligo di un orario minimo di 30 ore di lavoro settimanali pro capite in favore delle lavoratrici e dei lavoratori impiegati nell’esecuzione dell’appalto;
- introduzione in ogni procedura di affidamento in appalto di lavori, servizi o forniture del Comune di Taranto del divieto in capo agli enti/imprese/società aggiudicatarie, indipendentemente dalla loro forma giuridica, di stipulare contratti di lavoro con le lavoratrici e i lavoratori impiegati nell’appalto che prevedano sospensioni del rapporto di lavoro senza riconoscimento della retribuzione;
- estensione delle misure appena elencate, agli enti/imprese/società, indipendentemente dalla loro forma giuridica, partecipati e/o controllati e/o concessionari del Comune di Taranto:
- costituzione di un tavolo permanente di monitoraggio e confronto sul sistema degli appalti tra il Comune di Taranto e le organizzazioni sindacali rappresentative dei lavoratori e delle lavoratrici che, partendo dalla mappatura degli appalti in scadenza e in corso, affronti le tematiche correlate all’attuazione delle misure elencate.
Tutto questo, a nostro avviso, consentirebbe di restituire dignità ai lavoratori che operano nell’orbita di un ente pubblico come il Comune di Taranto, e di eliminare fattori che inevitabilmente vanno a dequalificare il territorio.
L’invito è di andare in continuità con la linea seguita in Regione con l’approvazione della legge sul dumping contrattuale”, concludono Francesco Rizzo – Esecutivo Confederale Usb- e Francesco Marchese – Lavoro Privato Usb Taranto.