“La presenza di 150 mln nel decreto sono un fatto positivo, se legati alla fase emergenziale all’interno della fabbrica, ma non si può sottacere che sono risorse sottratte alle bonifiche. Due anni fa ci opponemmo alla paventata ipotesi di destinare l’intera somma in capo a Ilva in As all’allora gestore Arcelormittal, e riuscimmo così a sventare vero e proprio furto.
Nel dialogo di allora con la politica, apprendemmo che tutte le risorse rimanenti all’interno dell’Amministrazione Straordinaria, tranne 180 mln, erano vincolate a progetti di bonifica. Immaginiamo a questo punto che qualcosa, in termini di operazioni mirate a bonificare il territorio, salti.
Questo è un fatto certamente negativo soprattutto se si contestualizza, in quanto parliamo di un territorio che ha sofferto e soffre ancora oggi dei mali dovuti all’inquinamento. Inoltre, quelle somme sono legate all’AS di Ilva, in cui ci sono 1800 lavoratori. Sembra quasi che l’intenzione sia quella di troncare la vita lavorativa di molti di quei dipendenti che, in base all’accordo del 2018, dovevano rientrare in fabbrica tra il 2023 e il 2025 come anche i diretti, di fronte a questo quadro, hanno pochissime certezze.
Alla luce di tutto ciò, va bene spostare i soldi per l’ emergenza, ma quelle risorse vanno comunque garantire con riferimento agli obiettivi originari; si comprende la fase di emergenza, ma va ripristinato quanto deciso precedentemente.
Per questo, nella nostra interlocuzione col Governo, quando stava decidendo di commissariare l’azienda, dicemmo chiaramente che la dotazione economica messa a disposizione, non poteva essere inferiore al miliardo di euro, perché i danni prodotti dalla società che ha gestito negli ultimi tre anni erano tali da richiedere cifre di questo tipo.
Situazione questa costellata di mille criticità, come confermato anche dai commissari. Il Governo deve, a nostro avviso, rilanciare mettendo più soldi sul piatto.
Inoltre chiediamo chiarezza: riprendendo il passaggio illustrato nell’ultima riunione relativo allo schema che prevede, a partire dal 2029, l’utilizzo di un altoforno più due forni elettrici che dovrebbero garantire una produzione di 4 mln di tonnellate, che fine fanno i 14.000 lavoratori, tra diretti e AS? Con questo schema necessariamente si andrebbe a creare una vera e propria bomba sociale.
Poi l’appalto, che continua a presentare una situazione assurda, perché ci sono aziende in attesa di pagamenti e dipendenti in attesa di stipendi arretrati, tra l’altro si tratta di una platea di lavoratori con la media dell’età più bassa.
Gli Ilva in As intanto per noi sono da tenere dentro ogni tipo di ragionamento sullo stabilimento siderurgico.
Ci auguriamo che, dopo tanti decreti e tante risorse pubbliche spese, ce ne sia finalmente uno che miri a gestire la vertenza guardando all’interesse dei lavoratori, uniche vere vittime di tutta questa storia.”