PeaceLink: vogliono concedere per decreto altri 150 milioni quando vi sono già 4,7 miliardi di passività per l’Ilva, fondi per curare i cittadini del quartiere Tamburi di Taranto, non per continuare ad accumulare debiti e inquinamento
Dati sconcertanti emergono dall’audizione del presidente di PeaceLink al Senato: dal 1° novembre 2018 al 31 dicembre 2022, la gestione dell’ex Ilva ha accumulato passività globali per ben 4 miliardi e 700 milioni di euro, come confermato da fonti governative (esattamente 4.737.693.528 euro).
Cifre allarmanti che mettono in luce l’insostenibilità del modello produttivo Ilva, pagata a caro prezzo dalla salute dei cittadini e dall’ambiente. Se quei soldi fossero stati investiti nella formazione dei lavoratori, anziché in un ciclo produttivo inquinante, non solo non ci troveremmo di fronte a un simile disastro economico, ma avremmo potuto evitare anche i picchi di benzene cancerogeno nel quartiere Tamburi di Taranto.
Eppure, il decreto legge 63/2024 – in discussione in queste ore – ignora questa drammatica realtà, prevedendo ulteriori 150 milioni di euro a favore di chi gestisce l’Ilva, come se si trattasse di un pozzo senza fondo. PeaceLink denuncia con forza questa scelta priva di ragionevolezza e propone un’alternativa: destinare quei fondi a tutela della salute dei cittadini del quartiere Tamburi, che da anni subiscono le conseguenze dell’inquinamento atmosferico causato dall’Ilva.
Con quei soldi, i cittadini di Tamburi potrebbero finalmente avere accesso a sorveglianza sanitaria adeguata e cure gratuite con corsia preferenziale. Un gesto di dovere verso chi ha pagato sulla propria pelle l’inquinamento industriale.
Inoltre, PeaceLink contesta la proroga di 48 mesi (art. 14 del decreto) concessa agli impianti Ilva, definiti dallo stesso decreto come “carenti” rispetto alle norme di sicurezza. In pratica, altri 4 anni per mettersi a norma, dopo che la scadenza originaria era fissata per la fine del 2014.
“È inaccettabile – dichiara il presidente di PeaceLink Alessandro Marescotti -. La messa a norma doveva essere già stata effettuata dieci anni fa. Non possiamo aspettare un altro disastro per intervenire. Il decreto prevede la proroga solo in casi di “rischio grave e imminente”, ma come possiamo prevedere incidenti come incendi o esplosioni? Non abbiamo la sfera di cristallo”.
PeaceLink chiede al Parlamento di rivedere il decreto 63/2024, destinando i fondi previsti per chi gestisce l’Ilva alla salute dei cittadini di Taranto e non derogando sul rispetto delle norme di sicurezza previste dalla legge vigente. La sicurezza sui luoghi di lavoro, la salute e l’ambiente non hanno un prezzo.