“Un nuovo picco di benzene è stato registrato oggi nel quartiere Tamburi di Taranto, in via Machiavelli, proprio nel quartiere di fronte allo stabilimento siderurgico Ilva. La centralina Arpa ha rilevato un valore orario di 32,49 µg/m³, ben superiore al valore REL acuto di 27 µg/m³ stabilito dall’OEHHA (California Office of Environmental Health Hazard Assessment).
Ennesimo schiaffo alla salute dei cittadini
L’ennesimo episodio di inquinamento da benzene dimostra che la situazione a Taranto non è cambiata con la nuova gestione dell’Ilva. Lo stabilimento, ora sotto il controllo dello Stato, continua a rilasciare nell’aria sostanze nocive e cancerogene, mettendo a rischio la salute dei cittadini.
Le emissioni cancerogene vanno fermate
Le promesse di miglioramento ambientale del governo non sono bastate. A Taranto è necessario un cambio di rotta radicale: la produzione dell’Ilva che rilascia sostanze cancerogene va fermata fino a quando non saranno garantite la sicurezza e la salute dei cittadini.
Lo Stato non fa miracoli
L’intervento dello Stato non ha portato a un miglioramento delle performance ambientali dello stabilimento. Lo Stato non può fare miracoli: servono azioni concrete e coraggiose per tutelare la salute dei cittadini di Taranto. L’area a caldo dell’Ilva va fermata, la cokeria non deve restare in marcia un solo giorno di più. I picchi di benzene, un cancerogeno certo secondo l’OMS, si stanno ripetendo. Il benzene è un leucemogeno e a Taranto vi è un eccesso di leucemie certificato dai dati dell’istituto Superiore della Sanità.
Basta inquinamento, basta picchi di benzene!
Le associazioni ambientaliste e i cittadini di Taranto più responsabili chiedono a gran voce la fermata dell’area a caldo dell’Ilva, fonte di inquinamento cancerogeno. Non è più possibile accettare che la salute di una comunità venga sacrificata sull’altare della produzione a tutti i costi.”
Comunicato di Alessandro Marescotti, Presidente PeaceLink
(foto di repertorio)