Il tema del lavoro al centro dell’intervento di Confagricoltura Puglia durante l’assemblea a Bruxelles nella sede del Copa Cogeca con i delegati regionali e provinciali della Confederazione giunti dall’Italia.
La materia del lavoro rappresenta un tema di particolare rilievo per Confagricoltura in ragione delle caratteristiche della propria base associativa, composta prevalentemente da imprese agricole di medie grandi dimensioni che si avvalgono in maniera consistente di lavoratori dipendenti per lo svolgimento della propria attività produttiva.
“La nostra Organizzazione – ha sottolineato Filippo Schiavone, componente della Giunta nazionale di Confagricoltura e in rappresentanza di Confagricoltura Puglia – è leader nella rappresentanza sindacale dei datori di lavoro agricolo.
La Confederazione, quindi, cerca di promuovere in tutte le sedi istituzionali competenti, comprese quelle europee, adeguate politiche volte a favorire, anche in agricoltura, un’occupazione stabile e di qualità, attraverso la rimozione degli ostacoli che scoraggiano le imprese dall’assunzione di lavoratori dipendenti, quali l’elevata pressione fiscale e contributiva sul lavoro, la complessità degli adempimenti burocratici, la difficoltà di intercettare gli incentivi in materia di occupazione, l’inefficienza dei servizi pubblici per l’incontro tra domanda e offerta di lavoro”. Presente all’incontro, tra gli altri, la direttrice di Confagricoltura Puglia Beatrice Brizi.
Secondo dati Unioncamere la Puglia al 31 dicembre 2023 contava 380.488 imprese registrate. Gli addetti sempre al 31 dicembre scorso, fonte INPS, erano 1.058.896, con un incremento di 24.591 posizioni lavorative rispetto allo stesso periodo 2022 (+2,3%).
I dati confermano che le aziende medio grandi hanno maggiori possibilità di creare un’economia solida per gli imprenditori agricoli e i dipendenti. Lo dimostrano tra l’altro la variazione delle aziende registrate in Puglia per forma giuridica, che registra un aumento delle società di capitale (4mila imprese in più), mentre sono in calo le società di persone e le imprese individuali (900 imprese in meno). Sostanzialmente stabili invece le altre forme, fra cui le cooperative.
“Sulla materia del lavoro occorre dunque – è stato sottolineato durante l’incontro – che l’Unione Europea modifichi il proprio approccio, adottando poche, chiare e semplici regole solo laddove vi sia reale necessità, e cioè quando siano finalizzate a salvaguardare i diritti fondamentali dei lavoratori, senza imporre ulteriori adempimenti o complicazioni procedurali nella gestione dei rapporti di lavoro.
Insomma, ci aspettiamo dall’Europa maggiore coraggio nella semplificazione degli adempimenti e dei processi che riguardano il lavoro dipendente.
Peraltro, l’Italia ha già un sistema normativo particolarmente complesso e articolato, difficilmente riscontrabile negli altri Paesi dell’Unione Europea, che rischia di essere ulteriormente aggravato da interventi comunitari come quelli citati”.