Nota Aigi. “Saranno rimossi da lunedì prossimo i presidi dinanzi le portinerie dello stabilimento siderurgico. Le aziende non torneranno a prestare la propria opera nello stabilimento: semplicemente perché mancano i fondi per pagare i collaboratori. Forse è questo l’elemento dirimente che i soci non intendono comprendere.
Le aziende sono in difficoltà economico- finanzaria tanto da non poter garantire le proprie prestazioni dopo essere state costrette, stante la nota situazione, ad adottare la cassa integrazione per 2600 lavoratori. Non solo: nel corso dell’ultima assemblea generale è stato dichiarata l’impossibilità di riuscire a rispettare le scadenze previste a fine mese legate al pagamento di oneri fiscali e previdenziali.
Aigi ancora una volta richiama alla RESPONSABILITA’ il socio pubblico, il Governo per il tramite di Invitalia, e quello privato, la multinazionale Arcelor Mittal, a trovare un accordo che superi il rischio-sempre più vicino- del commissariamento e agevoli le modalità di recupero dei crediti vantati dai fornitori.
L’unica strada per ritornare al lavoro ed evitare il collasso, sempre più vicino, dello stabilimento. Un collasso che l’ad Lucia Morselli- come dichiarato in udienza al tribunale di Milano sulla composizione negoziata della crisi- prevede entro la metà di febbraio. A tal proposito, riteniamo utile ribadire che non consentiamo ad alcuno di additare nuovamente l’ indotto quale presunto responsabile del fallimento della grande fabbrica che è frutto, invece, di un sistema che non riesce a garantire ciò che è previsto dalla Costituzione italiana nei suoi due principali articoli. Fra una settimana lo stabilimento si spegnerà in maniera irreversibile. Ossia, nel mentre il medico è impegnato a trovare la cura il paziente è morto! Riteniamo sia inutile ribadire ciò che potrebbe accadere dalla prossima settimana.
Se collasso ci sarà-sottolinea Aigi- le responsabilità saranno riferibili solo ed esclusivamente al mancato accordo tra i due soci che continuano in un braccio di ferro che determinerà la morte dell’economia di terra ionica. E dello stabilimento di Taranto, quello strategico, quello da ambientalizzare. Ribadiamo e precisiamo, a gran voce, al contrario di quanto i soci dichiarano, che in entrambi i casi, amministrazione straordinaria o accordo bonario tra i Soci, non ci sarà neanche la continuità produttiva annunciata. Non ci sarà rilancio produttivo ed occupazionale, se non sarà garantito il pagamento dei crediti dell’indotto. INDISPENSABILE per poter ripartire già da domani mattina!
Aigi ha fornito attraverso diverse interlocuzioni tutti gli strumenti per poter superare la crisi. Ma forse non sono vere le intenzioni propagandate a più riprese. Ora il tempo degli annunci è superato. Servono i fatti. Occorre garantire futuro a questo territorio. Basta con i proclami!”
(foto di repertorio)