Nella missiva che Sasha Colautti, Esecutivo Confederale Usb, ha inviato alla Premier Giorgia Meloni, ci sono le più importanti e nevralgiche vertenze industriali del momento, e dunque non poteva mancare quella relativa all’acciaieria.
Colautti chiede un incontro al Presidente del Consiglio.
Lo spunto è dato dalla comunicazione di avvio della procedura di licenziamento collettivo per Electrolux “su cui da settimane, con la nostra immotivata esclusione dalla trattativa da parte aziendale, si sta discutendo preventivamente della gestione degli esuberi di cui è arrivata comunicazione formale.
Riteniamo che questo fatto sia assolutamente grave; stiamo assistendo all’ennesimo depauperamento occupazionale ed industriale, di più territori, senza che da parte dell’azienda vi sia una comprovata volontà di saldare la sua presenza attraverso un piano industriale credibile, condiviso con le istituzioni che sullo stesso possono determinare ulteriori elementi di garanzia.
La crisi Electrolux, multinazionale dell’elettrodomestico, è l’ennesimo segnale pesante che arriva nel bel mezzo di un quadro preoccupante, che come è ben noto vede coinvolti anche gli altri settori strategici, della siderurgia e dell’automotive”.
Colautti chiede dunque che, al netto dei diversi incontri con il ministro al Ramo, Adolfo Urso, ci sia “un confronto di carattere generale e organico sulla visione del Governo in merito alle politiche industriali del nostro paese”.
Evidente che l’ex Ilva, in questo contesto, richiama grandissima attenzione a livello nazionale, e per la portata strategica per l’intero Paese, e per il numero dei lavoratori coinvolti, e per l’importante sfida ambientale che comporta.
Da qui l’esigenza manifestata da Sasha Colautti affinché si predisponga e si condivida con le organizzazioni sindacali una precisa, razionale ed efficace idea di politica industriale che, per quel che concerne la fabbrica dell’acciaio tenga insieme tutte le articolazioni, quindi i lavoratori dell’appalto, che in questo ultimo periodo hanno a giusta ragione richiamato l’attenzione su di sé, come quelli diretti e coloro che sono in cassa integrazione ormai da cinque anni.
Questa la conclusione della lettera: “La nostra organizzazione sindacale, sente la necessità e l’urgenza di confrontarsi con Lei sull’idea di modello di sviluppo economico che serve all’Italia e al suo futuro. Questo futuro, lo diciamo con convinzione e chiarezza, non può essere un futuro dove gli impatti di guerre e dell’inasprirsi dei conflitti globali, ricadano sul nostro sistema produttivo sulle filiere, le catene di approvvigionamento e quindi sui lavoratori. Pensiamo che il protagonismo del nostro Paese debba continuare ad essere fondato su quanto previsto dalla nostra Costituzione. Con la messa al centro del lavoro e del ripudio della guerra”.