La situazione presso l’ex stabilimento siderurgico ILVA ha raggiunto un punto di rottura, e gli autotrasportatori hanno deciso di passare all’azione con una manifestazione di protesta organizzata per martedì 2 gennaio davanti alla portineria C. A sostenere gli autotrasportatori ci saranno i presidenti di Aigi, Casartigiani e Confapi Industria, che terranno una conferenza stampa per spiegare le motivazioni di tale presidio.
Le ragioni di questa protesta includono la mancata definizione dell’assetto societario dell’ex ILVA, il mancato rinnovo degli ordini, i crediti ancora insoluti per gli autotrasportatori e l’impatto sull’indotto. Tutte queste situazioni, insieme all’incertezza sulla continuità produttiva, stanno aggravando la vertenza e portando al collasso dell’intero sistema economico della città di Taranto.
A peggiorare ulteriormente la situazione è stata l’ennesima mancanza di progressi emersa dal consiglio di amministrazione di Acciaierie d’Italia tenutosi il 28 dicembre. Il consiglio di amministrazione, composto dai due soci, Mittal (che detiene la maggioranza) e la società pubblica Invitalia (che è partner di minoranza), non è riuscito a prendere alcuna decisione a causa delle divergenti opinioni su come procedere per l’ex ILVA e perché le trattative si sono spostate su un altro fronte. Si attende ora il confronto tra Mittal e il governo, previsto per l’8 gennaio.
Anna Filippetti, segretaria provinciale del Partito Democratico, insiste affinché il governo prenda una decisione e assuma finalmente il ruolo di socio di maggioranza, facendo scelte consequenziali. Filippetti è convinta che non ci siano alternative e che sia necessario agire tempestivamente per evitare una bomba sociale.
La segretaria provinciale del PD sottolinea che non si può ignorare il fatto che questa situazione rappresenti un dramma sociale che si aggiunge ad altre problematiche presenti sul territorio, generando preoccupazione. Ci sono altre vertenze in corso, come quella degli operai dell’Albini di Mottola e dei 330 ex dipendenti della Tct, per i quali la proroga dell’indennità di mancato avviamento rimanda il problema senza risolverlo. Inoltre, ci sono i lavoratori dei call center che non godono di una clausola sociale nella transizione dal mercato tutelato a quello libero, e è indispensabile modificare la normativa. È evidente che il carico economico e occupazionale di queste situazioni è significativo e richiede un intervento immediato e deciso.