“No al ricorso in Amministrazione Straordinaria per Acciaierie d’Italia. Andrebbe a certificare la morte della fabbrica, senza alcuna garanzia occupazionale per la forza lavoro attualmente ancora impiegata nella stessa, sia quella rappresentata dai diretti, che da quella dell’appalto, accanto all’ormai storica vicenda dei circa 1600 cassintegrati ex Ilva in a A.S.
Quella che per il Governo può essere considerata un’opportunità, per noi, per i lavoratori che rappresentiamo, per il tessuto imprenditoriale locale e per la città, quindi per il dramma sociale che determinerebbe, non può che essere uno tsunami per lavoratori e aziende, se ciò dovesse avvenire.
Sono trascorsi ormai quasi undici mesi dall’avvio di questo nuovo Governo, e ancora abbiamo l’impressione di avere di fronte rappresentanti dello stesso che non sanno dove mettere le mani. Poche idee e confuse. Addirittura, nell’incontro di pochi giorni fa a Palazzo Chigi, ci è stato chiesto ancora una volta di rappresentare la realtà all’interno dello stabilimento e gli (appunto) atavici problemi. Come se, in tutti questi mesi, non ci fosse stato alcun confronto.
Quindi assistiamo ad una brusca inversione di marcia da parte del Governo Meloni, che oggi si allontana completamente da quella che, dall’inizio del 2023, è stata la linea del ministro Urso e che chiediamo di riprendere. Si torni a parlare del cambio di governance con ingresso dello Stato in maggioranza per traghettare lo stabilimento in un momento così delicato verso la definizione ed il superamento di una serie di criticità, che andiamo rilevando da tempo immemore.
Se il Governo dovesse invece proseguire come manifestato negli ultimi giorni, vuol dire che si assumerà totalmente la responsabilità di quello che accadrà a Taranto nei prossimi tempi, come naturale e diretta conseguenza della sciagurate scelte che si intende fare.
Infine le nomine che vengono fatte da questa gestione, che non danno neanche il tempo ai vari personaggi di iniziare ad operare, perché vengono riviste, mostrano quanto siano inopportune determinate decisioni, e quanto siano poco rispettosi delle relazioni sindacali i metodi: in primis vengono adoperati soldi pubblici, poi le relative informazioni giungono solo in maniera ufficiosa, in quanto appare sempre più evidente la volontà da parte della società, che traspare da queste nomine, di azzerare quel minimo di relazioni che faticosamente sono state costruite negli ultimi mesi”, conclude la nota di Franco Rizzo (Esecutivo Confederale Usb).