“Che lo si chiami cluster o lo si chiami distretto dell’acciaio, la sostanza non cambia: lo stabilimento siderurgico di Taranto non è indipendente dall’indotto e dal territorio. Le aziende dell’indotto sono cresciute assieme allo stabilimento e ne hanno sostenuto nei decenni lo sviluppo grazie alle loro prestazioni altamente professionali e specializzate.
Aigi lancia appelli, da mesi, affinché si scongiuri il collasso delle aziende metalmeccaniche di Taranto che trascinerebbe al default gran parte del sistema economico della città e del suo hinterland. Il rischio concreto che Aigi ha più volte paventato è che si possa replicare la drammatica esperienza del 2015 quando, con la dichiarazione di amministrazione straordinaria, ex legem Marzano, è stato scritto il destino nefasto delle imprese dell’indotto su cui grava ancora la pesante zavorra di ben 150 milioni di euro che ingessa il presente e il futuro delle aziende non ancora risarcite dei crediti vantati.
Questo Governo, che aveva annunciato una svolta nella politica economica del territorio ionico, sembra essere sordo di fronte alle ragioni di ben 80 aziende sulle quali si regge il destino di 4000 famiglie di lavoratori a cui si aggiungono i dipendenti diretti dello stabilimento, e tutta quella parte di operatori economici della città che indirettamente condividono e soffrono lo stato di crisi della grande industria. Una crisi che inevitabilmente dispiega i suoi negativi effetti su tutti i comparti economici della città.
Chi ci tutela e chi tutela le nostre attività è la domanda che continuiamo a porci con cadenza quotidiana a fronte di questo stato di empasse nel quale vaghiamo ormai da mesi. Nella cultura e nello spirito imprenditoriale delle aziende Aigi l’arma del ricatto occupazionale non è assolutamente contemplata, i dipendenti sono la linfa vitale delle nostre imprese.
Ma se non si registreranno interventi risolutivi con garanzie circa il nuovo corso dello stabilimento e non sarà allontanato il fantasma di una Newco, il rischio di dover mettere in libertà il personale sarà reale. Il passare del tempo non aiuta, bisogna mettere in sicurezza il futuro dello stabilimento in tempi brevissimi garantendo la ripresa produttiva ai sei milioni di tonnellate autorizzate avendo ben chiaro che non può esserci futuro per lo stabilimento siderurgico se non sarà garantito e tutelato il futuro del suo indotto”, conclude l’Associazione Indotto AdI E General Industries.