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Protocollo ASL TA-ULEPE uomini maltrattanti – jotv.it

Protocollo ASL TA-ULEPE uomini maltrattanti

Protocollo ASL TA-ULEPE uomini maltrattanti

È stato firmato stamattina il protocollo di intesa tra Asl Taranto e Ufficio Locale Esecuzione Penale Esterna ULEPE di Taranto che ha lo scopo di coordinare sul territorio gli interventi sociosanitari destinati alla prevenzione dei fenomeni di violenza di genere e il recupero degli uomini autori di violenza. Il protocollo individua le modalità di invio e presa in carico per il trattamento e il recupero di uomini maltrattanti sottoposti a provvedimenti dell’Autorità Giudiziaria.

La violenza maschile contro le donne è una violazione dei diritti umani fondamentali, nonché un reato che si presenta trasversalmente in culture, fasce d’età, gradi di istruzione e di reddito differenti: si concretizza in violenza fisica, sessuale, psicologica, economica e domestica, provocando sulle vittime e sulle persone loro vicine traumi a lungo termine di natura psicologica, emozionale e fisica che si ripercuotono sull’intera comunità. Al fine di contrastare questo fenomeno crescente, la repressione è fondamentale, ma risulta anche indispensabile realizzare azioni strutturate e multisettoriali per la prevenzione. Considerato poi che l’articolo 27 della nostra Costituzione sancisce la natura rieducativa della pena, gli interventi possibili riguardano anche la rieducazione degli uomini già condannati per agito violenza contro le donne.

Proprio per questo motivo, il direttore generale Asl Taranto Gregorio Colacicco e il Direttore dell’ULEPE di Taranto Sabino Manzo hanno sottoscritto stamane un accordo che concretizza quanto previsto dalle norme, ovvero la partecipazione da parte di uomini condannati per reati sessuali, maltrattamenti o atti persecutori a un percorso di trattamento e recupero con l’obiettivo di modificarne i comportamenti violenti e prevenire la recidiva. “Già da tempo e a livello centrale, abbiamo l’input per ricercare collaborazioni e intese che possano integrare le nostre professionalità con l’obiettivo di fornire risposte adeguate – ha dichiarato il Direttore dell’ULEPE di Taranto Sabino Manzo – Nel nostro ufficio, al momento abbiamo circa cento persone messe alla prova, trecento detenuti in carico e 1.200 persone nell’insieme misure alternative. Per quel che riguarda la violenza di genere, ci sono circa 150 uomini e ogni caso seguito dalle assistenti sociali sarà vagliato per individuare quelli che possono intraprendere questo percorso”. Grazie a questo protocollo di intesa, l’ULEPE, che ha tra le proprie competenze la presa in carico di soggetti in misura alternativa alla detenzione, in misura di sicurezza e/o in messa alla prova, potrà richiedere, per gli uomini autori di violenza di genere, la presa in carico da parte del Centro per Uomini Maltrattanti CAM della Asl Taranto per l’avvio di un percorso diagnostico-terapeutico con gli psicologi del servizio di psicologia clinica formati e specializzati su queste tematiche. L’adesione al percorso dovrà essere volontaria e subordinata all’ammissione di responsabilità e non potrà avvenire in caso di problematiche psichiatriche o di dipendenze patologiche, poiché questi percorsi trattamentali integrati sono basati sulla consapevolezza del disvalore relazionale e sociale dei fenomeni messi in atto e non potrebbero mai funzionare senza una ammissione di responsabilità e volontarietà.

“L’esercizio delle funzioni giudiziarie, nei casi di violenza già attuata, rimane prioritario nell’interesse delle vittime di violenza di genere e della collettività – ha affermato il direttore generale Asl Taranto, Vito Gregorio Colacicco – ma l’accoglienza psicologica e sociale rivolta agli uomini maltrattanti consente di agire sui comportamenti violenti e le relative conseguenze, sulla responsabilità individuale e sulle rappresentazioni sessiste e discriminatorie che costituiscono la base fondante delle azioni di violenza. Come Asl ci occupiamo di salute, il nostro compito non è condannare e, per questo, le attività del CAM hanno l’obiettivo di portare il soggetto autore di violenza a rielaborare le proprie modalità comportamentali, responsabilizzarsi rispetto al vissuto deviante e attivare condotte riparatorie, in un circolo virtuoso di salute e sicurezza”. La violenza, infatti, nella maggior parte dei casi è un comportamento appreso che può essere modificato attraverso programmi di accompagnamento e responsabilizzazione volti al raggiungimento della consapevolezza che essa rappresenta un disvalore e che sceglierla e attuarla costituisce un reato. Considerata la necessità di integrazione di misure repressive e protettive con misure di natura psico-sociale e di reinserimento, la Regione Puglia ha avviato nel 2021 il progetto “Articolo 16: Rete CAM Puglia”, che ha visto l’istituzione di sei Centri di Ascolto Uomini Maltrattanti (CAM), uno per provincia, che si raccordano con le reti locali antiviolenza, quello di Taranto è l’unico in Puglia e tra i primi in Italia a fare capo a un ente pubblico, ossia ASL Taranto. Il CAM è una struttura finalizzata all’ascolto, all’accoglienza, al trattamento e al recupero degli uomini autori di violenza e potenziali tali. I principi guida alla base della sua azione sono la sicurezza delle vittime (donne e minori) e l’attribuzione della responsabilità del comportamento violento dell’autore. Nel CAM opera un’equipe multidisciplinare che predispone per ogni soggetto un percorso trattamentale personale. ASL Taranto ha colto l’occasione offerta dall’iniziativa regionale non soltanto istituendo il centro, ma anche costituendo una rete tra le istituzioni locali al fine di rendere maggiormente efficaci gli interventi programmati. Il protocollo di intesa firmato stamane con l’ULEPE, che ha validità sperimentale di un anno, eventualmente rinnovabile automaticamente per un altro anno, infatti, segue quello già sottoscritto, lo scorso novembre, con il Tribunale per i Minorenni di Taranto con l’obiettivo intensificare lo scambio di informazioni utili e programmare percorsi concordati per il recupero di minorenni autori di atti di violenza, anche nell’ambito dei percorsi di messa alla prova, di mediazione penale e di giustizia riparativa.

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