«Questa mattina sono intervenuto in Aula al Senato nel corso della discussione su un’interrogazione parlamentare, a mia prima firma, in merito al destino produttivo, ambientale e sanitario di Taranto. L’interrogazione in questione mirava soprattutto a conoscere i contenuti del riesame dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA), in scadenza il prossimo 23 agosto, rilasciata nel 2012 e già più volte prorogata nel 2013, 2015 e infine nel 2017, per ritardi e inadempienze. Inoltre, nell’interrogazione si chiedeva se era intenzione del Governo condizionare il rilascio della nuova AIA ad una nuova e preventiva valutazione dell’impatto ambientale e sanitario.
Su questi due argomenti i Ministri competenti non hanno fornito risposte, come se le sentenze della Corte di Assise del Tribunale di Taranto e della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, nonché il rischio di procedura d’infrazione europea, non esistessero.
L’ultimo rapporto di Valutazione del Danno Sanitario, pubblicato a giugno 2021 dall’Oms, attesta la permanenza di un residuo rischio cancerogeno inaccettabile relativo all’attuale produzione autorizzata di 6 milioni di tonnellate/anno di acciaio. In particolare, il rapporto Oms calcola sullo scenario produttivo pre AIA 2010 un range di decessi prematuri evitabili tra i 270 – 430 adulti over 30, mentre se fossero state applicate le prescrizioni AIA 2015 le morti premature si sarebbero ridotte a 50-80 unità, senza tener conto dei decessi in età infantile e under 30. Allo stesso tempo, l’Oms ha stimato il danno economico dovuto alla mortalità prematura degli over 30, rispettivamente, nei periodi osservati, in 85 e 15 milioni di euro annui.
Sulla base di questo ho chiesto ai Ministri di voler confermare la validità delle Valutazioni del Danno Sanitario, così come attestate in ultimo dall’OMS; verificare l’avvenuto adempimento delle prescrizioni AIA 2012, perché sarebbe assurdo concedere un’ulteriore proroga o una nuova AIA, laddove non risultassero rispettate le prescrizioni della prima e condizionare il riesame della nuova AIA ad una nuova valutazione preventiva dell’impatto ambientale e sanitario, in modo da stabilire in maniera scientifica se l’impianto siderurgico di Taranto è nelle condizioni di produrre senza rischi inaccettabili per la salute di lavoratori e cittadini, e quali sono eventualmente i limiti produttivi accettabili.
In aggiunta a questo c’è da tener conto, sul piano sostanziale, del documento “Sintesi non tecnica” del Riesame dell’Autorizzazione Integrata Ambientale dello Stabilimento di Taranto, presentato da Acciaierie d’Italia in data 15 febbraio 2023, così come modificato in ultimo il 12 aprile 2023. Esso riguarda, ancora una volta, la sola produzione a carbone, prevedendo: la riattivazione dell’altoforno n. 5 (il più grande d’Europa, oggi fermo); il rifacimento dell’altoforno n. 3 e il suo riavvio; la trasformazione dell’altoforno n. 2 in un vero e proprio inceneritore, dato che (a pagina 12) si prevede di bruciare persino materie plastiche e polimeri, fino a 60.000 t/anno; la riattivazione di due batterie di cokeria (la 3 e la 4) che, come è noto, sono alimentate a carbon fossile e dovevano essere dismesse.
Ho rilevato, inoltre, come nella richiesta AIA la parola “decarbonizzazione” non compaia da nessuna parte, così come non esiste il riferimento ai forni elettrici con preridotto, nonché all’idrogeno per produrre acciaio verde. La reintroduzione dello scudo penale voluta da questo governo, conferma quanto ha già pronunciato dall’Onu: Taranto è una “terra di sacrificio”. A nome del M5S, quindi, ho chiesto ai Ministri di proporre un accordo di programma che preveda la chiusura delle fonti inquinanti e maggiori tutele a lavoratori, imprese e cittadini, a valere sulle risorse Pnrr e Jtf, per continuare il percorso di riconversione economica, sociale e culturale avviato dal Governo Conte II con il “Cantiere Taranto”». Lo afferma in un comunicato stampa il Sen. Mario Turco, Vicepresidente del MoVimento 5 Stelle.