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Lettera di Marescotti a Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione europea – jotv.it

Lettera di Marescotti a Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione europea

Lettera di Marescotti a Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione europea

“Gentile Frans Timmermans,

Le scrivo questo messaggio perché oggi a Taranto non tutti hanno potuto parlare, e io sono fra quelli. E’ stato davvero spiacevole.

Mi presento.

Mi chiamo Alessandro Marescotti e sono il presidente dell’Associazione PeaceLink che ha innescato nel 2013 la procedura di infrazione europea sulle emissioni dello stabilimento ILVA.

Ossia la procedura di infrazione INFR(2013)2177 nei confronti dell’Italia per mancato rispetto della direttiva 2010/75/UE sulle emissioni industriali.

Quella procedura è rimasta aperta per dieci anni senza che la Commissione europea decidesse cosa fare, se chiuderla o se deferire l’Italia alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea.

E in questi dieci anni di immobilismo sono morte tante persone e tante si sono ammalate. E tante si ammaleranno.

Le avrei voluto presentare i dati scientifici che quantificano questa sofferenza a cui la Commissione Europea ha risposto in modo inadeguato raffreddano le grandi speranze che molti di noi riponevamo dell’Europa.

Tutto ciò che non avete fatto era stato funzionale all’attesa del 23 agosto 2023, data entro la quale dovrebbe terminare la realizzazione completa dell’Autorizzazione Integrata Ambientale per gli impianti dello stabilimento ILVA.

Le avrei voluto dire oggi che in quella data lo stabilimento continuerà a rimanere fuori norma per quanto riguarda alcune importanti prescrizioni, tanto che l’azienda ha chiesto ulteriori proroghe. Spero che gliel’abbiano detto.

Le avrei voluto chiedere di far rispettare la direttiva sulle emissioni industriali, che prevede il deferimento dell’Italia alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea in caso di violazione della direttiva stessa. Sono dieci anni che viene violata la direttiva e voi continuate ad attendere. Ma ad agosto la Commissione europea dovrà tirare le somme. Si gioca la credibilità di un’istituzione che lei rappresenta.

Avrei voluto criticare la smisurata “pazienza” della Commissione europea nei confronti dell’Italia, che ha concesso proroghe all’ex Ilva senza mai sanzionarla per il mancato completamento del piano ambientale.

Avrei voluto evidenziare il paradosso dei picchi di benzene registrati nel quartiere Tamburi, che sono più elevati proprio ora che avremmo dovuto avere l’aria pulita. Picchi mai visti neppure al tempo dei Riva. Come mai? Ci sapete dare una risposta? Avete indagato?

Quando l’ONU è venuta a Taranto parlando di una “macchia sulla coscienza dell’umanità”, crede che si riferisse solo all’ignavia e alla complicità dei vari governi italiani?

E’ il momento della svolta. E’ giunto il momento. E non ci tireremo indietro dal nostro compito di cittadini attivi, informati e consapevoli.

Il poeta satirico Giovenale nelle sue Satire scrisse: “Chi controlla i controllori?”

Noi controlleremo i controllori, ossia voi.

Voi avreste dovuto controllare e agire risolutamente ma vi siete fatti scavalcare dalla magistratura italiana, dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, dall’ONU e da tutti gli studi scientifici che hanno acclarato i rischi sanitari non accettabile, l’eccesso di tumori e di mortalità, la presenza di diossina nel latte materno, persino la perdita del quoziente di intelligenza dei bambini che vivono vicino alle ciminiere.

Questo è il primo messaggio che lei riceverà e mi farò portavoce di tutti coloro che avrebbero voluto intervenire e non hanno potuto farlo.

Lei ha promesso che tornerà fra un anno, ma questa promessa non ci basta. Non abbiamo più tempo perché nelle prossime settimane si darà il via alla nuova autorizzazione a produrre per gli impianti dell’ILVA, nonostante il piano ambientale non sia stato adempiuto completamente. E’ come pretendere di dare la laurea a uno studente che non merita la maturità per le gravi insufficienze. E noi di fronte a questo perdiamo fiducia.

Pertanto chiediamo che gli impianti dell’area a caldo non vengano autorizzati. Sono impianti su cui la scienza si è già pronunciata: non sono compatibili con la salute e vanno pertanto fermati. Ci sono diverse Valutazioni Danno Sanitario, l’ultima della quale elaborata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Ci risponda per favore, non abbiamo più tempo”, conclude la lettera di Alessandro Marescotti, Presidente PeaceLink.

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