“Tra dissesto del Comune e amministrazione straordinaria dell’ex Ilva le imprese del territorio tarantino hanno perso più di 300 milioni di euro. Un fardello che ha gravato e continua a gravare sulle spalle delle imprese che negli ultimi anni hanno dovuto affrontare, come se non bastasse, i problemi di produzione e approvvigionamento legati alla pandemia da COVID-19 e la crisi energetica generata dalla guerra tra Russia e Ucraina.
È, questa, una concatenazione di eventi che avrebbe annientato l’economia di qualsiasi territorio; le imprese tarantine hanno dimostrato di saper resistere laddove altri avrebbero fallito nel giro di pochi mesi. Lo scotto pagato però è alto e le imprese si trovano ora senza benzina nei serbatoi, con scarse finanze da destinare agli investimenti ed alla diversificazione”.
Così le imprese di Taranto radunate sotto l’egida di A.I.G.I. a margine del convegno organizzato dalla Confapi nazionale, che ha analizzato la fase di transizione energetica correlata alla sostenibilità ambientale. “La transizione energetica che passa dalla decarbonizzazione con i finanziamenti ad essa connessi rappresenta la svolta che attendiamo da anni per questa città. Si tratta di una grande opportunità per Taranto e le aziende del territorio.
Tuttavia è necessario guardare al fenomeno in modo organico: ben vengano i grandi investimenti infrastrutturali ma non si trascurino le sorti delle imprese locali che saranno chiamate ad utilizzare virtuosamente tale infrastruttura per generare valore e benessere per tutti i cittadini.
L’area industriale di Taranto è stata riconosciuta “area di crisi industriale complessa”, non dimentichiamolo. Occorre dare una spinta al volano imprenditoriale tarantino ora fermo a causa delle difficoltà sopra descritte attraverso strumenti di agevolazione del credito, un factoring garantito dallo Stato per affrontare la dilazione dei crediti che le imprese sopportano da oltre un anno e agevolazioni temporanee per il pagamento delle imposte.
È questo che chiediamo al Governo e ai rappresentati politici locali affinché non si disperda il segmento di economia specializzata del territorio. Sarebbe un grave errore, inoltre, in questa fase, cambiare la governance di ex Ilva perché si metterebbe a repentaglio la promessa di ripresa della produzione”.
“A.I.G.I. ha sposato appieno il paradigma di una città ambientalizzata grazie alla produzione di acciaio green”, sostiene il presidente Fabio Greco. “La produzione industriale non deve ostacolare le ambizioni turistiche di un territorio che può trarre grandi vantaggi anche dalla cosiddetta blue economy alla stregua di grandi città turistiche e industriali sparse in tutto il mondo. Però serve programmazione e condivisione di programmi reali.
Alla parte politica chiediamo di facilitare questo processo e per questo abbiamo consegnato un protocollo di intesa da sottoscrivere con gli enti locali al fine di fare rete per finalizzare i progetti, riqualificare e realizzare infrastrutture ed impianti e consentire così alle aziende di rilanciarsi e creare ricadute in termini di occupazione e redditività.
Abbiamo già dimostrato -conclude- di avere la capacità di reiventarci e ricercare nuove economie e nuovi mercati, non abbiamo bisogno di lezioni ma di sostegno per la ripartenza poi saremo in grado di correre con le nostre gambe!”. Lo dichiara l’Ing. Fabio Greco, Presidente Associazione Indotto AdI e General Industries.